«Dammi solo un minuto …»

«Dammi solo un minuto …»

«Dammi solo un minuto …»

 

Così, verso la fine degli anni 70, recitava il ritornello di una canzone del gruppo musicale dei Pooh. Ma se in questo caso la richiesta era finalizzata a prolungare il tempo di permanenza con l’amata in una storia che stava per finire, nell’ipotesi invece di notifica di un atto a mezzo posta elettronica certificata quel minuto in più può essere fatale.

E così è stato nel caso esaminato dalla Suprema Corte, che, facendo corretta applicazione del combinato disposto degli artt. 16-quater, comma 3, del D.L. 179/2012, e 147 c.p.c., ha ritenuto tardivo – e quindi inammissibile – il ricorso notificato a mezzo pec, considerando che la ricevuta di accettazione era stata generata alle ore 21:01 dell’ultimo giorno utile, sicché la notifica doveva intendersi perfezionata alle ore 7:00 del giorno successivo. E, dunque, fuori termine.

Buona lettura.

Cass. civ., 6ª sez., 9 gennaio 2019, n. 393

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